STILL LIFE

La poesia di una mela marcia

STILL LIFE.

‘Natura morta’ è la rappresentazione artistica di oggetti inanimati, in particolare degli alimenti. In inglese usano l’espressione ‘still life’, che traduciamo ancora in vita. Per la Giornata Mondiale dell’Alimentazione (16 ottobre) promossa dalla FAO, abbiamo voluto riflettere sugli sprechi, sulla vita contenuta nei prodotti di consumo. Ma anche sulla stagionalità e le normali imperfezioni della natura. Se tutto questo è abbastanza per l’arte, come può non essere sufficiente alle nostre tavole? Anche una mela marcia diventa poesia nelle mani giuste, mentre fra le nostre… spesso ci ritroviamo a gettare un capolavoro.

Still Life. La poesia di una mela marcia

Una galleria digitale a cura della nostra socia Sveva Maria Vittoria Giani

La scelta di rappresentare oggetti – dopo secoli di prevalenza della sola figura umana nelle forme classiche – nasce dalla presa di coscienza dell’uomo, che qualunque elemento lo circondi non è solo frutto del fato, ma dell’ingegno umano: con ‘fato’ si esprime tutto quel complesso di dinamiche naturali che l’uomo evidenzierà, attraverso gli studi scientifici, discostandosi dai tradizionali dogmi religiosi.
La natura prende il suo posto nella scena artistica e sociale e con essa la consapevolezza dell’importanza che il cibo rileva nella sua duplice anima: come motore della vita umana (è passato un secolo dalla scoperta dell’America, in Europa sono giunte nuove tipologie di alimenti che integrano il tradizionale modo di vivere del vecchio continente), come esempio economico di potere d’acquisto e status symbol (oltre che merce per la sopravvivenza, acquista sempre più valore nel mercato nella sua quantità e nella sua qualità).

La scelta di adottare questo genere artistico è giustificata dall’interesse di promuovere con consapevolezza cosa voglia dire il concetto di “cibo”.
Quanto sia necessario riscoprire il valore che esso possiede oggi, in particolare in una società dove l’accesso a questa risorsa è quasi immediato e con esso, il rischio di una sua progressiva svalutazione. L’arte ha spesso accolto al suo interno le imperfezioni della natura, mentre non siamo particolarmente convinti che sulle nostre tavole accada lo stesso.

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Affresco romano di Villa Poppea

Un esempio dell’arte pittorica del primo secolo dopo Cristo.  La qualità di questo reperto archeologico nel suo oggettivo splendore artistico – la profondità dei dettagli nella raffigurazione delle ombre, la minuzia nei dettagli, l’uso del colore nel distacco dall’uniformità cromatica della parete – illustra a pieno titolo l’importanza della figura dei frutti della terra come sinonimo di ricchezza e di possibilità di sopravvivenza, in una società contraddistinta da forti differenze sociali ed economiche.

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Canestra di Frutta, Michelangelo Merisi detto Caravaggio (1594-98)

Uno dei primissimi esempi dell’esperienza artistica che prende il nome di “Natura Morta”, dopo un riposo artistico durato vari secoli.  A differenza delle precedenti incursioni nel genere, quest’opera vede la figura della frutta esser posta al centro dell’attenzione e non in secondo piano, come accadeva in passato a seguito della predominanza umana della scena. Questo fulgido esempio di maestranza e rispetto delle determinazioni religiose conseguenti al Concilio di Trento, vedono l’espressione artistica e religiosa assumere una nuova forma. Non più solo la figura umana ma anche i frutti della terra, come manifestazione ed esaltazione del divino. Caravaggio sceglie di fissare sulla tela frutta non proprio fresca, dimostrando la poesia anche di una mela bacata.

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Natura morta con ostriche, Pieter Claesz (1627)

Questa rappresentazione della natura morta, presenta chiaroscuri usati dall’autore per determinare assieme alla luce, indicata dalla candida tovaglia bianca, la qualità delle pietanze disposte sul tavolo.
Rispetto alle altre esperienze europee il Claesz, pittore noto per rappresentare vettovaglie e cibo, riporta elementi artistici come piatti in peltro ed argenteria per qualificare la qualità della tavola rappresentata.  La prospettiva risulta molto ben definita, in modo netto ma estremamente fine, perché i contorni degli oggetti trovano inizio e fine nello sfondo che li accompagna.

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Natura morta su tovaglia rossa, Cristoforo Munari (1710-20)

Il Munari illustra con dovizia di particolari la qualità del cibo e delle stoviglie presenti sulla tavola imbandita. L’uso di forti toni di colore esalta il cibo presente nel piatto, indicando l’opulenza e la disponibilità economica di chi ha commissionato l’opera, in modo semplice e diretto.
L’uso del colore colpisce l’occhio perché lo sfondo viene sacrificato a vantaggio delle pennellate e di un disegno definito, concentrando l’attenzione sulla pregevolezza e la potenza che il denaro e la cultura possiedono.

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